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Diritti fondamentali in UE: intervista al prof. Fabbrini
Diritti fondamentali in UE: intervista al prof. Fabbrini
Free University of Bozen - Bolzano
 
Federico Fabbrini è un giovane giurista trentino e docente di diritto costituzionale comparato ed europeo all’Università di Copenhagen. Ha all’attivo pubblicazioni su alcune delle riviste giuridiche più importanti al mondo e ha tenuto seminari e lezioni in atenei prestigiosi come Harvard, Cambridge e Meiji a Tokyo. Co-fondatore del network di ricerca sui diritti fondamentali nell’Unione Europa, Fabbrini, recentemente, è stato invitato dalla Facoltà di Economia della Libera Università di Bolzano per un seminario dedicato al tema della protezione giuridica dei diritti fondamentali nell’Unione Europa, tematica cui ha dedicato il suo ultimo libro – “Fundamental Rights in Europe” - pubblicato dalla casa editrice di Oxford.
Prof. Fabbrini, quali sono le implicazioni del sistema, cosiddetto “multilivello”, di protezione dei diritti fondamentali nell’Unione Europea?
Si tratta di una situazione giuridica inedita. Fino a qualche anno fa, infatti, la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, avveniva a livello dei singoli Stati. Lo studio che ha dato origine al mio libro, cerca di capire cosa sta succedendo in Europa con l’emergere di nuovi meccanismi di protezione dei diritti a livello sovranazionale, ovvero con una protezione simultanea da parte di tre diverse istanze (gli Stati, l’UE e la Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo).

Ce lo può spiegare?
Si tratta di una situazione che presenta sia sfide che opportunità. Un punto di criticità è dato sicuramente dalla tensione che si viene a creare tra una concezione dei diritti peculiare a ogni nazione e quella innovativa che fa riferimento all’Europa. L’opportunità, a mio modo di vedere, è rappresentata dal fatto che l’esistenza di più livelli di protezione aumenta le possibilità di tutela dei diritti.

C’è qualche caso positivo concreto di allargamento dei diritti?
Mi viene da pensare all’estensione dei diritti politici alle elezioni locali per i cittadini di altri Paesi dell’Unione. Il diritto dell’UE, in questo caso, ha migliorato la situazione. Si pensi al caso di Bolzano: quanti cittadini della Germania o dell’Austria possono votare in Alto Adige alle elezioni locali? Sarebbe illogico e controproducente non riconoscere il diritto di questi residenti, sebbene di altra nazionalità, a partecipare alla vita politica della comunità in cui vivono.

In alcuni Paesi europei, si assiste all’emergere di tendenze non sempre democratiche. Quanto un sistema di protezione europea dei diritti fondamentali ci pone al riparo da tentazioni autoritarie?
Sono convinto che tra le opportunità che offre un sistema multilivello come quello europeo rientri quella di istituire dei punti fermi di difesa contro possibili derive autoritarie. Utilizzando la metafora degli argini: se abbiamo un fiume in piena che minaccia di tracimare, sarà certamente più sicuro avere due argini per contenere i danni che l’acqua può arrecare. Allo stesso modo, assicurare la tutela su più livelli, aumenta la nostra protezione.

Quanto efficaci sono queste protezioni quando ad essere chiamato in causa è un governo liberamente eletto dai suoi cittadini che adotta provvedimenti che limitano i diritti civili delle persone? Si cita spesso il caso dell’Ungheria di Orban, a questo proposito.
Questo sarà il compito più difficile dei prossimi anni. Come la Commissione Europea verifica i bilanci degli Stati, dovrebbe essere previsto un tale esame anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali. Servono strumenti di coordinamento e di controllo.  Il problema rimane quello dell’identità. Nel caso dell’Ungheria, il governo sostiene “Noi agiamo in autonomia perché sono decisioni che riguardano il nostro Paese”. Il Parlamento Europeo recentemente però ha approvato una risoluzione che suggerisce di creare soluzioni più efficaci per bloccare qualsiasi tentavo di limitare i diritti fondamentali delle persone in Europa. È un passo importante.

La crisi erode i diritti umani?
Direi che siamo a uno spartiacque. La crisi può intaccare anche i diritti fondamentali e le strade sono due, come in economia: o si va verso la disintegrazione oppure verso una maggiore integrazione sovranazionale. Parallelamente, ad una maggiore integrazione economica, dovrebbe verificarsi anche un rafforzamento dei meccanismi europei di tutela dei diritti.
(zil)
 
 
 
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