E’ quanto una ricerca, ai nastri di partenza, cercherà di appurare dopo gli allarmi lanciati a livello internazionale. A condurla sarà il prof. Franco Frabboni, presidente del corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Questa mattina, nel corso di una conferenza stampa cui è intervenuto anche il vicepresidente Walter Stifter, la ricerca è stata presentata all’opinione pubblica.
Non più relegato ai quartieri diseredati, ma in aumento anche tra i “pariolini”. Non più fenomeno maschile, ma in aumento anche tra le bambine. Parliamo del bullismo, definito in sede scientifica come “una forma ripetuta di violenza fisica di un allievo su un altro”. E i dati internazionali – ha sostenuto Frabboni - parlano, chiaro: un alunno su cinque recita a scuola il copione del bullo o della vittima.
La ricerca, perciò, verificherà gli aspetti di natura quantitativa e di natura qualitativa del bullismo a livello locale: quanto e dove è diffuso il fenomeno e perché si sviluppa. Sarà condotta nelle scuole dell’infanzia, nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo e di secondo grado. Il campione comprenderà gli scolari dei tre gruppi linguistici dell’Alto Adige, appartenenti a diversi ceti sociali e residenti in città, in paese e nel borgo montano. La ricerca intende non solo giungere a documentare il repertorio dei “modelli relazionali” di questa “malattia scolastica”. Ma anche portare all’elaborazione di un progetto pedagogico-didattico in grado di suggerire agli insegnanti e ai genitori interventi educativi appropriati. La ricerca sarà condotta nell’anno scolastico 2003/2004. I risultati saranno resi noti all’inizio del 2005.
La ricerca sul bullismo è l’ultimo studio in ambito educativo promosso dal prof. Frabboni, che ha già presentato alla comunità altoatesina ricerche intitolate al linguaggio verbale dei giovani e alla pedagogia dei nonni (come i nonni vedono l’educazione dei nipoti). (ap)