Fare impresa nel settore food è nel DNA di Stefano Capone. A 24 anni però, ricalcare le orme paterne non gli bastava più. Il suo desiderio era rivoluzionare le attività tradizionali del settore food in cui aveva maturato esperienza negli anni precedenti. La pandemia ha solo accelerato una decisione che stava maturando da tempo. Lo scorso anno ha fondato la
piattaforma OneFood, che permette ai bolzanini di farsi recapitare a casa la spesa dai negozi di vicinato e produttori locali preferiti. La startup ha un obiettivo e un interesse non solo economico-finanziario ma anche etico: è essenziale generare valore aggiunto per tutti gli attori coinvolti nella filiera della vendita e distribuzione del cibo. “La vendita online non per forza condanna il piccolo commercio e le imprese locali.
Può aumentarne la resilienza, aiutare a conservare la diversità di un ecosistema, quello dei negozi di vicinato, essenziale per la sussistenza di città e paesi”, afferma lo studente di unibz. Nell’intervista che segue, ci ha raccontato la genesi e lo sviluppo della sua scommessa imprenditoriale.
Stefano Capone, cosa l’ha motivata ad avviare una startup proprio nell’ultimo anno?
Fin da quando ero ragazzo, ho sempre aiutato mio padre nell’azienda di famiglia, la Capone-Food, che distribuisce prodotti da forno surgelati, prodotti food- e non-food per tutte le branche del settore Ho.Re.Ca (acronimo di Hotellerie-Restaurant-Café, ndr.). La scelta, dopo il Liceo Scientifico, di iscrivermi a Economia e Management in unibz va ricondotta a questo interesse e vicinanza al mondo dell’impresa. Poi quando ho deciso di continuare la mia formazione con la
magistrale di Imprenditorialità e Innovazione, l’ho fatto perché volevo dare concretezza alla mia aspirazione di realizzare qualcosa di personale, oltre a portare avanti quello che aveva iniziato la mia famiglia. Così ho cominciato a lavorare al progetto della mia StartUp, OneFood.
Come è nata la startup?
Il coronavirus e gli sconvolgimenti che ha portato nelle vite di tutti, hanno acceso la scintilla di un’idea di progetto che già mi ronzava nella testa. Quando l’anno scorso c’è stato il primo lockdown, l’impresa di famiglia, che è un classico B2B, è stata colpita notevolmente e la maggior parte dei prodotti erano fermi in magazzino. Da lì mi è sorta la domanda: “In un mondo colpito dal Covid, come possiamo sostenere i produttori locali e, al contempo, offrire un servizio efficiente e distintivo per il consumatore?”. Abbiamo sfruttato quella che ci pare un’opportunità e realizzato in un paio di mesi un applicazione mobile per testare le nostre ipotesi. I proff. Alessandro Narduzzo, Christian Lechner e Simone Simonelli sono stati sin da subito sostenitori dell’idea e ci hanno aiutati a definire i valori aggiunti da offrire al cliente su cui dedicare le nostre attenzioni. E così nacque OneFood.
Qual è l’aspetto innovativo di OneFood, il plusvalore cui accenna?
Penso a OneFood come ad un’aggregazione di piccoli e medi produttori locali. Come consumatore puoi sfogliare il loro vasto assortimento, aggiungere al carrello i tuoi prodotti preferiti da uno o più di questi produttori locali, pagare comodamente online e ricevere la spesa in un'unica consegna. Tutto ciò trovando gli stessi prezzi disponibili recandosi di persona, con l’aggiunta di una piccola spesa di spedizione. A differenza di quando acquisti da un grande supermercato, utilizzando OneFood sostieni i tuoi negozi di vicinato e hai la garanzia sulla qualità e la provenienza dei prodotti che ordini, spesso sconosciuti altrimenti. Se sei invece un piccolo o medio commerciante, non sempre sei a tuo agio quando deve servirti di strumenti informatici per gestire gli ordini. Ed è qui che arriviamo noi con una piattaforma di supporto logistico e informatico che stiamo sviluppando e rilasceremo a breve.
Come funziona l’ordine?
Che si tratti della carne del tuo macellaio o del pane del tuo panificio preferito, componi la spesa dai tuoi negozi di quartiere preferiti e scegli giorno e orario della consegna. Ordini oggi, ricevi domani la merce comodamente a casa all’ora che preferisci. Noi ritiriamo la merce e te la portiamo a casa. Il nostro servizio di consegna non è On-Demand e ciò per motivo preciso: diamo il tempo ai negozianti e produttori di preparare gli ordini senza diventare schiavi di tempi dettati da un algoritmo, in una corsa al tempo che va a discapito della qualità. Ciò consente ad esempio ai panifici, che lavorano di notte, di produrre esattamente il quantitativo richiesto, fresco e senza sprechi. La mattina la merce va in spedizione e il cliente finale la riceve a casa con la garanzia che i prodotti siano stati sfornati poche ore prima. Puntiamo ad essere un’azienda sostenibile e a chilometro 0.
Chi sono i vostri partner?
Oltre ai negozianti con cui collaboriamo e con i quali stiamo creando relazioni solide e durature, siamo riusciti a portare a bordo giganti del territorio come Loacker, Mila, Marka o Näckler. Stiamo espandendo la rete di collaborazioni: ciò ci aiuta a diversificare la scelta del consumatore, il quale può quindi acquistare da un catalogo sempre più ampio di negozi che conosce e in cui ha fiducia.
Oltre a Lei, chi è coinvolto in One Food?
Io ricopro il ruolo di CEO e coordino la startup. Mio fratello gemello Giovanni, informatico laureato in unibz, si occupa invece delle finanze. C’è poi Romeo Bellon, anch’egli laureato a Scienze e Tecnologie informatiche in unibz: lavora a Kuala Lumpur, Malesia, in una startup del settore food ed è il Chief Technology Officer della nostra impresa. Noi tre siamo i fondatori. Ci sono poi molte altre persone coinvolte nel progetto che si occupano dalla programmazione fino al digital marketing. Tutti estremamente preparati. Senza il mio team One Food non esisterebbe, sono grato a tutti coloro che collaborano con noi e credono nel futuro di questa azienda.
Come vedete il futuro della startup?
Vogliamo scalare, ampliandoci verso altre realtà esterne a Bolzano, replicando il servizio in nuove città. Abbiamo aperto da pochi giorni le cittadine di Merano, Appiano e Laives. Saremo a breve disponibili anche a Trento e Verona. Una cosa che credo di aver capito è che valorizzare chi vive e lavora sul territorio è importante per l’economia ma anche per la socialità. L’unione fa la forza soprattutto quando ti trovi ad affrontare sfide con colossi della logistica e dell’economia digitale.
(zil)