Seit zwanzig Jahren prüften die Expertinnen und Experten am Versuchszentrum Laimburg neue Erdbeersorten für den Anbau in Südtirol. Diese sind aber vor allem an die Bedürfnisse und klimatischen Bedingungen der jeweiligen Züchtungsgebiete wie den Ebenen Norditaliens angepasst und daher nur in wenigen Fällen für unsere Höhenlagen und klimatischen Bedingungen geeignet. „Wir wollen aus den bereits geprüften Erdbeersorten neue Kreuzungen selektionieren, die speziell an unsere Anbaubedingungen angepasst sind“, erläutert Max Zago vom Versuchszentrum Laimburg das Ziel des Züchtungsprogramms. Erste Ergebnisse der 2011 begonnenen Neuzüchtungen sollen binnen acht bis zwölf Jahren vorliegen.
Bedrohungen für den Südtiroler Steinobstanbau
Nach wie vor stellen Schädlinge wie die Kirschessigfliege den Stein- und Beerenobstanbau vor große Herausforderungen. Zudem bereitet die Europäische Steinobstvergilbung im Marillenanbau zunehmend Schwierigkeiten. Der Erreger dieser Krankheit wird von Insekten übertragen und führt nach Symptomen wie vergilbten Blättern zu einem raschen Absterben der Pflanzen. Übertragen wird die Krankheit entweder durch infizierte Pfropfreiser und durch Blattsauger wie dem Pflaumenblattsauger. Gerade dieses Überträgerinsekt hat beträchtliche Infektionsraten bei Marillen und Zwetschken ausgelöst und auch zu Infektionen weiterer Wirtspflanzen wie der Schlehen geführt. Daher wird insbesondere das Wanderungsverhalten dieses Insekt gezielt erforscht. Doch wird man die Krankheit aufgrund der großen Anzahl verschiedener Wirtspflanzen schwerlich allein durch Rodung und gesundes Vermehrungsmaterial bekämpfen können.
Die Verbreitung der Steinobstvergilbung wird in Südtirol seit 2005 beobachtet. Wie die Erfahrung der vergangenen Jahre lehrt, führt die gesetzlich vorgeschriebene, konsequente Rodung kranker Bäume zu einem deutlichen Rückgang von Neuerkrankungen.
Die Sharkakrankheit ist dagegen eine gefährliche Virose bei Marillen und Zwetschgen. Sie wird durch Blattläuse übertragen oder durch infiziertes Vermehrungsmaterial. Da auch die Früchte der von ihr befallenen Bäume ungenießbar sind, sind Ernteausfälle bis zu 90 Prozent möglich. Auch für die Sharkakrankheit gilt die gesetzliche Rodungspflicht.
Neue Erkenntnisse zur Kirschessigfliege
Die Jahre 2011, 2012 und 2013 zeigten unterschiedliche Befallssituationen, mit größeren Schäden im Jahr 2011 und geringeren Populationsdichten im Jahr 2012. Im Jahr 2013 konnte der Befall trotz höherer Populationsdichten, außer an besonders günstigen Standorten, mittels der empfohlenen Hygienemaßnahmen und verkürzten Pflückintervallen im Beerenobst unter Kontrolle gehalten werden. Der zeitgerechte Einsatz eines biologischen Insektizids konnte bei niedrigen Populationsdichten den Befallsdruck bremsen.
Die Fliege ist in Hinblick auf Wirtspflanzen wählerisch. Sie bevorzugt bestimmte Kulturen wie Brombeeren und Himbeeren, während andere Kulturen wie etwa Heidelbeeren und Trauben erst bei Fehlen bevorzugter Wirtspflanzen befallen werden. Wie die Forschungen am Versuchszentrum Laimburg ergeben haben, kann die Fliege in Südtirol in Waldlandschaften überwintern. Ausschlaggebend für die Überlebensraten sind die Temperaturen im Winter und im Frühjahr, wobei die Fliege vorwiegend sesshaftes Verhalten zeigt. Diese neuen Erkenntnisse bilden die Grundlage für die Entwicklung nachhaltiger Bekämpfungsstrategien.
Fachgruppe Sonderkulturen und nationaler Aktionsplan zum Pflanzenschutz
Überblicke über Entwicklungen im Pflanzenschutz, die Pflanzengesundheit im Steinobstanbau sowie die Tätigkeiten und Mitglieder der Fachgruppe Sonderkulturen der Dienststelle Bergbauernberatung mit einem Rückblick auf die Entwicklung des Stein- und Beerenobstanbaus in den vergangenen beiden Jahrzehnten haben das Tagungsprogramm abgerundet.
Im Mittelpunkt ist dabei insbesondere die Umsetzung der Richtlinie der Europäischen Union zum Pflanzenschutz in nationale Aktionspläne gestanden. Damit will die EU den Einsatz von Pflanzenschutzmitteln weiter reduzieren und Bürger und Umwelt vor möglichen Risiken von Pflanzenschutzmitteln schützen. Der nationale Aktionsplan Italiens sieht insbesondere eine Intensivierung der Aus- und Weiterbildung für die Anwender von Pflanzenschutzmitteln vor. Zudem beinhaltet der Plan eine Abstandsauflage für die Ausbringung bestimmter Pflanzenschutzmittel von 30 Metern von Flächen von öffentlichem Interesse wie Parks oder Schulen.
Der Stein- und Beerenobstanbau in Südtirol
In Südtirol wird Beerenobst auf rund 200 ha angebaut. Auf zwei Dritteln der Fläche werden Erdbeeren angebaut (130 ha), gefolgt von Himbeeren (45 ha). Auf die restliche Fläche entfallen weitere Beerenkulturen wie beispielsweise Johannisbeeren und Heidelbeeren. Im vergangenen Jahr ist die Anbaufläche leicht gewachsen.
Die Hauptkulturen beim Steinobst sind die überwiegend im Vinschgau angebaute Marille (über 80 ha) sowie die Süßkirsche mit über 70 ha Anbaufläche. Sonstiges Steinobst wird auf rund 10 ha angebaut.
Da ormai vent’anni le esperte e gli esperti del Centro di Sperimentazione Laimburg effettuano gli esami varietali di nuove varietà di fragola per la coltivazione in Alto Adige. Anche se alcune di queste varietà si sono mostrate idonee per le zone montane e le nostre condizioni climatiche, rispondono soprattutto ai bisogni ed alle esigenze delle zone della loro provenienza come le pianure dell’Italia settentrionale. “Abbiamo iniziato la selezione di nuovi incroci ottenuti dalle varietà esaminate che siano adatte alle condizioni della nostra zona”, spiega Max Zago, esperto del Centro di Sperimentazione Laimburg l’obiettivo. I primi risultati del programma di selezione – in atto da due anni – saranno da aspettarsi nell’arco di otto a dodici anni.
Sfide per le drupacee in Alto Adige
Parassiti come la Drosofila suzukii fanno parte delle sfide continue per i coltivatori di drupacee e piccoli frutti. Oltre a ciò, l’accartocciamento clorotico delle drupacee (ESFY) si sta espandendo nei frutteti altoatesini. L’agente patogeno, un batterio senza parete cellulare, viene trasmesso tramite insetti vettore (Cacopsylla pruni) o tramite l’uso di materiale di propagazione infestato. L’apparizione dei sintomi della malattia, cioè l’accartocciamento clorotico delle foglie, è seguita entro breve dalla morte delle piante infestate. Soprattutto la presenza di insetti vettore ha portato ad un aumento di infestazioni di albicocchi e prugni, ma anche di altre piante ospite come la prugnola. A causa di queste osservazioni la ricerca si focalizza sul comportamento dell’insetto ed il suo raggio d’azione. La molteplicità delle possibili piante ospite però complica la lotta contro questa malattia. Perciò l’estirpazione di alberi malati e l’uso di materiale di propagazione sano non saranno sufficienti per il combattimento dell’ESFY.
In Alto Adige, la diffusione dell’accartocciamento clorotico delle drupacee viene rilevato dal 2005. L’esperienza degli anni passati insegna, che l’estirpazione obbligatoria conduce ad un calo significativo della quantità di piante infestate.
La Sharka, invece, è la virosi più insidiosa delle albicocche e prugne. La malattia viene trasmessa da afidi o da materiale di propagazione infestato. Dato che la malattia rende immangiabili i frutti, le perdite della resa possono raggiungere il 90 percento. Anche per gli alberi colpiti dalla Sharka, l’estirpazione è obbligatoria.
Nuove conoscenze sulla Drosofila suzukii
Il 2011, 2012 e 2013 hanno mostrato diversi livelli di infestazione con danni significativi nel 2011 e populazioni più piccole nel 2013. Nel 2013, invece, con le misure d’igiene e l’accorciamento degli intervalli di raccolta si è riusciti di tenere sotto controllo la situazione. Anche i trattamenti fitosanitari con un insetticida biologico ha frenato il grado di infestazione.
Le ricerche sulla Drosofila presso il Centro di Sperimentazione Laimburg hanno portato alla luce che l’insetto è selettivo e predilige frutti come le more o i lamponi, mentre altri frutti come i mirtilli o l’uva vengono colpiti soltanto in caso di mancanza dei frutti preferiti. L’insetto sverna nei boschi e mostra un comportamento stanziale. Il fattore decisivo per la sopravivenza del parassita è la temperatura d’inverno ed in primavera. Queste nuove conoscenze formano la base per lo sviluppo di strategie di combattimento dell’insetto.
Gruppo di lavoro colture speciali ed piano d’azione nazionale sulla difesa delle piante
Il programma del convegno è stato completato da interventi su recenti sviluppi in campo della salute delle piante e sulle attività ed i membri del gruppo di lavoro colture speciali della consulenza tecnica per i contadini di montagna gettando uno sguardo indietro allo sviluppo della coltivazione di drupacee e piccoli frutti in Alto Adige nei due decenni passati.
La novità più importante nell’ambito della difesa delle piante riguarda il piano d’azione nazionale che mette in atto l’implementazione della direttiva europea sulla difesa delle piante. L’obiettivo futuro dell’Europa è proteggere i cittadini e l’ambiente da ogni possibile rischio legato all’uso di prodotti fitosanitari. Il piano d’azione nazionale italiano prevede l’intensificazione di misure di formazione per gli utenti di prodotti fitosanitari. Oltre a ciò il piano prescrive una distanza minima di 30 metri per trattamenti con certi prodotti fitosanitari da aree di interesse pubblico come parchi o scuole.
La coltivazione di drupacee e piccoli frutti in Alto Adige
La coltivazione di piccoli frutti in Alto Adige ammonta ad una superficie complessiva di 200 ettari. Su due terzi di essa vengono coltivate le fragole (130 ettari) e su altri 45 ettari i lamponi. Altri frutti coltivati sono i ribes neri e mirtilli.
Tra le drupacee, le colture principali sono l’albicocca coltivata soprattutto in Val Venosta (oltre 80 ettari) e la ciliegia con più di 70 ettari. Su altri 10 ettari si coltivano altri tipi di drupacee.