Zehn Jahre tatkräftiges Handeln zum Schutz und zur nachhaltigen Entwicklung des Berggebiets dank Zusammenarbeit mit UNO und Unterstützung der EURAC
Die Karpaten durchziehen sieben Länder. Doch für den Großteil der umweltpolitischen Entscheidungen und Schutzmaßnahmen gelten die Karpaten dennoch als ein einziges Gebiet. Den Grundstein für die Zusammenarbeit der Länder legte die Unterzeichnung der Karpatenkonvention vor genau zehn Jahren, im Jahr 2003. Seite an Seite mit dem Umweltprogramm der Vereinten Nationen (UNEP) kommt der Europäischen Akademie Bozen eine tragende Rolle in der Umsetzung des internationalen Abkommens zu.
„Vorreiter für die Karpatenkonvention war die Alpenkonvention. Für diese richteten Experten der Europäischen Akademie Bozen (EURAC) zusammen mit den Wiener Vertretern des Umweltprogramms der Vereinten Nationen (UNEP) Ende der 90er Jahre eine Arbeitsgruppe ein. Deren Aufgabe war es, sich für die Zukunft der europäischen Berggebiete einzusetzen. Aufgrund der kompetenten und einsatzstarken Arbeitsweise hat die UNEP die Fortführung der Zusammenarbeit vorgeschlagen, um auch diese zweite Konvention – nun zum Schutz der Karpaten - zu unterstützen“, erzählt EURAC-Präsident Werner Stuflesser. Die Tätigkeiten der Karpatenkonvention werden heute von einem interimistischen Sekretariat geleitet, das 2004 im Sitz der UNO in Wien eingerichtet worden ist und aus Vertretern der UNEP und der EURAC zusammengesetzt ist.
Die Konvention gibt den Rahmen für eine nachhaltige Entwicklung vor und damit auch den Spielraum für die Mitgliedsregierungen. Die spezifischen Richtlinien sind in den Protokollen festgelegt. Jenes zur Biodiversität beispielsweise fördert das Einrichten neuer Schutzgebiete. Das Protokoll zu den Waldflächen, das derzeit ratifiziert wird, enthält Regelungen zur Baumfällung. All diese Maßnahmen bilden die gemeinsame Strategie zum Schutz der Karpaten, unterstützt von zahlreichen europäischen Forschungsprojekten, in denen sich die Mitgliedsstaaten mit internationalen Experten auseinandersetzen.
So standen auch die EURAC-Forscher den Mitgliedsländern der Konvention über die Jahre hinweg mit wissenschaftlicher, rechtlicher und verwaltungstechnischer Beratung zur Seite. Sie arbeiteten für die Konvention an strategischen Forschungsprojekten im Umweltbereich; und mit Hilfe der UNEP-Kollegen machten sie die Zukunft der Karpaten zu einer wichtigen Frage für die Europäische Union. Im Zeichen der verstärkten Zusammenarbeit richtete die EURAC im Jahr 2009 ein eigenes Außenbüro im Sitz der UNO in Wien ein. Dies ermöglicht den Bozner Forschern einerseits, ihre wissenschaftlichen Partnerschaften zu erweitern, etwa auch innerhalb des Netzwerks „Science for the Carpathians“. Andererseits bekleiden die EURAC-Experten eine wichtige Rolle, wenn es um europäische Finanzierungsrichtlinien für Projekte geht - wie etwa im Fall des Projekts BIOREGIO Carpathians - oder um Prozesse auf EU-Ebene wie z.B. im Fall der EU-Strategie für den Donauraum.
Mit einer Fläche von 210.000 Quadratkilometern sind die Karpaten rund 20.000 Quadratkilometer größer als die Alpen und gleichzeitig das größte Berggebiet Europas. Sie durchziehen die Ukraine, die Tschechische Republik, Ungarn, Polen, Rumänien, die Slowakei und Serbien. Sie beherbergen ein einzigartiges Ökosystem, das reich an Artenvielfalt ist und stark auf klimatische Veränderungen und besonders auf den menschlichen Eingriff in die Natur reagiert. „In den Karpaten herrschen noch gute Bedingungen für eine nachhaltige Entwicklung des Gebiets. Die Konvention ist ein entscheidendes Instrument, um einem ausufernden und gefährlichen Wachstum entgegenzuwirken und den Reichtum von Natur und Kultur mit dem enormen Potential – z.B. für den Tourismus - zu erhalten“, erklärt Umweltexperte Giacomo Luciani, der die Tätigkeiten der Karpatenkonvention vom EURAC-Büro in Wien aus begleitet.
Für weitere Informationen: giacomo.luciani@eurac.edu
Azioni concrete per lo sviluppo sostenibile della montagna grazie alla cooperazione con l’ONU e al supporto dell’EURAC
Oggi, nella gran parte delle politiche per lo sviluppo e per la protezione dell’ambiente, le montagne dei Carpazi sono considerate un territorio unico, nonostante appartengano a sette paesi diversi. Questa cooperazione è stata facilitata da un processo iniziato nel 2003 con la firma della Convenzione dei Carpazi che oggi compie dieci anni. Al fianco del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), l’Accademia Europea di Bolzano ha un ruolo di primo piano nell’attuazione di questo accordo internazionale.
“È stata la Convenzione delle Alpi, siglata ed entrata in vigore negli anni novanta, a tracciare la strada per l’accordo dei Carpazi. Nei primi anni di attività del trattato alpino, i tecnici dell’EURAC avevano costituito con i vertici UNEP di Vienna un gruppo di lavoro competente ed entusiasta di lavorare per il futuro delle montagne europee. Per questo il Programma delle Nazioni Unite ha proposto di continuare la collaborazione per sostenere anche questa seconda Convenzione”, racconta Werner Stuflesser, presidente dell’EURAC. Oggi le attività della Convenzione sono gestite dal suo Segretariato ad interim, istituito nel 2004 nella sede ONU di Vienna e formato da rappresentanti di UNEP ed EURAC.
La Convenzione traccia il quadro all’interno del quale i governi si devono muovere nei settori chiave per lo sviluppo sostenibile. Gli obblighi specifici a cui si devono attenere sono invece dettati dai Protocolli. Quello sulla biodiversità contribuisce per esempio a costituire nuove aree protette per salvaguardare le specie. Il protocollo sulle foreste, al momento in fase di ratifica, impone una regolamentazione del taglio degli alberi. Questi provvedimenti si rifanno a una strategia d'insieme per i Carpazi individuata anche grazie ai numerosi progetti europei di ricerca in cui le amministrazioni degli stati membri si confrontano con tecnici ed esperti internazionali.
Negli anni i collaboratori dell’EURAC hanno fornito una consulenza scientifica, legale e amministrativa ai paesi firmatari. Hanno lavorato a progetti di ricerca sull’ambiente strategici per la Convenzione e insieme ai colleghi dell’UNEP hanno portato la questione dello sviluppo dei Carpazi all’attenzione dell’Unione Europea. Nel 2009, al fine di rafforzare ulteriormente la cooperazione, l’EURAC ha aperto un ufficio di rappresentanza nella sede ONU a Vienna. Grazie a questo stretto rapporto di collaborazione, i ricercatori dell’EURAC possono ampliare la loro rosa di partner scientifici, per esempio all’interno del network Science for the Carpathians. Ricoprono inoltre ruoli di primo piano nei progetti strategici per i Carpazi che si avvalgono di specifiche linee di finanziamento europee - come il progetto BIOREGIO Carpathians - e nei processi a livello di Unione Europea come quello legato alla Strategia per il Danubio.
Con i loro 210.000 chilometri quadrati, i Carpazi superano la superficie delle Alpi di oltre 20.000 chilometri quadrati e sono la zona montuosa più ampia d’Europa. Il territorio è diviso tra Ucraina, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Serbia e ospita un ecosistema ricco di biodiversità, sensibile ai cambiamenti climatici e soprattutto all’intervento dell’uomo. “I Carpazi sono un’area ancora fertile per la promozione di uno sviluppo sostenibile del territorio. In questo senso la Convenzione è uno strumento fondamentale per contrastare una crescita incondizionata e dannosa e, soprattutto, per mantenere intatte le enormi ricchezze naturali e culturali che hanno grandi potenzialità, per esempio in termini di attrazione turistica”, spiega Giacomo Luciani, esperto di tutela ambientale che segue le attività della Convenzione dei Carpazi dall’ufficio EURAC di Vienna.
Per maggiori informazioni: giacomo.luciani@eurac.edu