Methoden zur Sprachdiagnose und Förderung getestet
„Eine mehrsprachige Klasse ist eine Bereicherung für alle Schüler, wenn die geeignete Unterrichtsform gefunden wird“, behaupten die Linguisten des EURAC-Instituts für Fachkommunikation und Mehrsprachigkeit. Wie ein solcher Unterricht aussehen kann, erläutern sie in einem Projektbericht für Lehrer und Interessierte. Sie beinhaltet die Ergebnisse einer INTERREG-Studie, die die EURAC in Zusammenarbeit mit dem Deutschen Schulamt und dem Pädagogischen Institut in vier deutschsprachigen Grundschulen durchgeführt hat. Dort haben die Wissenschaftler in Schulklassen beobachtet, mit welchen Methoden die Sprachkenntnisse von Kindern aus Migrantenfamilien überprüft werden können, wie Schulen diese Kinder fördern können und wie alle Kinder von einem mehrsprachigen Schulumfeld profitieren können. Am 21. Jänner haben sie ihre Empfehlungen den beteiligten Schulen präsentiert.
„Wichtig sind vor allem flexible Unterrichtsformen, das Zulassen und Fördern persönlicher Lernwege“, erklärt die Koordinatorin des EURAC-Instituts Andrea Abel. Jeder Schüler hat sein eigenes Lerntempo. Paar- und Gruppenarbeiten sowie das „Stationenlernen“, bei dem die Schüler selbst entscheiden, welche Übungen sie machen, ermöglichten den Kindern individuelle Entwicklungen, auch im sprachlichen Bereich. Ein halbes Jahr lang haben die Wissenschaftler immer wieder Grundschulen in Bozen, in Lana und auf dem Ritten besucht, den Unterricht beobachtet, Sprachtests und Gespräche mit den Schülern sowie Interviews mit Eltern, Lehrern und Experten in interkultureller Mediation durchgeführt. „Es hat sich gezeigt, dass alle Kinder von einem mehrsprachigen Umfeld profitieren“, sagt Mathias Stuflesser, der gemeinsam mit Andrea Abel an dem Projekt arbeitet. Für die Sprachentwicklung sei das Nachdenken über Sprache wichtig: Was kann ich in einer Sprache sagen? Wieso versteht mein Banknachbar eventuell das Wort Brieftasche nicht? Wie kann ich es ihm erklären? Diese „sprachreflektiven Momente“, wie die Wissenschaftler das nennen, würden durch einen Unterricht mit Kindern unterschiedlicher Muttersprache gefördert.
Als besonders erfolgreich hat sich in der Studie ein Modell erwiesen, das Migrantenkinder sofort in den Klassenverband integriert und die Kinder zusätzlich – neben außerschulischen Aktivitäten - bei Bedarf einzeln oder in Kleingruppen unterrichtet. In Klassen, die über eine zweite Lehrperson verfügen, gelänge die individuelle Förderung aller Kinder besonders gut. „Natürlich braucht es dazu die nötigen Geldmittel und Personalressourcen“, sagt Andrea Abel. „Die deutschsprachige Schule in Südtirol ist jedoch vom Publikum her de facto mehrsprachig. Es ist wichtig, dass wir das als Chance begreifen und Mehrsprachigkeit wirklich zum Bildungsziel wird und keine leere Phrase bleibt.“
Für weitere Informationen:
Andrea Abel, Tel. 0471 055 121
“La presenza di bambini migranti nelle nostre scuole non solo non è un problema, ma può addirittura essere un arricchimento a patto che si adotti un metodo d’insegnamento che si adatti a un contesto multiforme.” Giunge a questa conclusione Andrea Abel, coordinatrice dell’Istituto di Comunicazione Specialistica e Plurilinguismo dell’EURAC, nel presentare i risultati del progetto MEB (Multilingualism in Border Regions) agli insegnanti delle scuole tedesche e gli interessati intervenuti il 21 gennaio all’EURAC.
Nello studio, condotto in collaborazione con l’intendenza scolastica tedesca e l’Istituto Pedagogico tedesco, i ricercatori dell’EURAC hanno visitato quattro scuole elementari di lingua tedesca del comprensorio e testando metodi e strumenti che aiutano a valutare le competenze linguistiche e il livello di integrazione dei bambini migranti. Sono state inoltre prese in considerazione le modalità e le attività con cui gli studenti possono aiutare i compagni a migliorare la loro capacità di esprimersi nella lingua tedesca e i vantaggi che un tale clima multilingue può portare a tutti i bambini, migranti e non. “Ogni classe presenta una grande varietà, sia essa in termini di livello linguistico tra bambini migranti e locali, ma anche in termini di capacità e velocità individuale di apprendimento e di interessi. Un insegnamento capace di rispondere a tale varietà deve necessariamente farsi più flessibile e differenziato”. Partendo da questa tesi, Andrea Abel spiega le modalità con cui, attraverso lavori a coppie e di gruppo, ma anche con gruppi di bambini che decidono autonomamente quali esercizi fare, la scuola può promuovere uno sviluppo più individuale e consapevole delle capacità proprie degli studenti.
Per mesi, i ricercatori dell’EURAC sono entrati nelle classi di quattro scuole elementari di Bolzano, Lana, Auna di Sotto e Soprabolzano, ne hanno seguito le lezioni e hanno realizzato test linguistici e colloqui e interviste con studenti, genitori, insegnanti e mediatori culturali. “I risultati che abbiamo ottenuto dimostrano che tutti i bambini traggono vantaggio da un ambiente in cui sono presenti più lingue. – dice Mathias Stuflesser, ricercatore presso l’EURAC – Questo promuove infatti nei bambini una riflessione sulla lingua, anche quella propria, che diversamente non farebbero. Se un bambino non capisce il significato di una parola, sarà il compagno che cercherà di spiegargli cosa significa e quando la si usa.” Quale modello particolarmente efficace messo in evidenza dallo studio è quello basato sull’integrazione dei bambini migranti all’interno della classe, affiancando momenti di lavoro di gruppo con momenti di insegnamento individuale. “La presenza di insegnanti di sostegno all’interno di alcune classi si è dimostrata particolarmente efficace per venire incontro alle diverse esigenze dei bambini. Certo questo comporta un maggiore investimento in termini di risorse umane e soprattutto finanziarie – sottolinea Andrea Abel – ma la realtà della scuola tedesca altoatesina è di fatto già multilingue ed quindi importante sfruttare tutte le possibilità per fare del multilinguismo uno degli obiettivi dell’apprendimento.”
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Andrea Abel, tel. 0471 055 121