Zum sechsten Mal waren die Südtiroler und Südtirolerinnen dazu aufgerufen, Vorschläge für die Wörter und Unwörter des Jahres im Land zu machen. Die Ergebnisse sind ein gutes Abbild dessen, was Südtirol im Jahr 2010 bewegt hat.
„Wir müssen sparen“ – dieser Spruch war in Südtirol im Jahr 2010, in einer Zeit sinkender Budgets, in aller Munde. Der eine oder andere, der diese Aussage getätigt hat, mag bei dem „wir“ doch mehr an die anderen als an sich selbst gedacht haben, aber vielleicht ist ja auch das charakteristisch für unser Land. „Wir müssen sparen“ wurde deshalb zum Südtiroler Spruch des Jahres 2010 in deutscher Sprache gekürt. Wenig überraschend ist das deutschsprachige Wort des Jahres in Südtirol: die „Wählbarkeit“ – ein Begriff, der in Südtirol entweder so schwammig definiert oder so wenig ernst genommen wurde, dass er die Gerichte mehrfach beschäftigte und drei Landtagsabgeordneten zum Stolperstein wurde. Als Unwort des Jahres hat die Jury jenes gewählt, welches am häufigsten eingesendet wurde, nämlich „Erreichbarkeit“. Mit besserer „Erreichbarkeit“ wird beschönigend etwas heraufbeschwört, was unter dem Diktat der modernen Schnelllebigkeit durchaus auch seine Schattenseiten hat, bedeutet es doch noch mehr und vor allem breitere Straßen und Autobahnen, längere Landepisten am Flughafen, mehr Lifte, Tunnels, Verkehr, noch weniger ungestörte Ruhe in Zeiten ständiger Erreichbarkeit durch Handy, Facebook und Breitbandinternet.
Mit „Erreichbarkeit“ haben auch die Entscheidungen der ladinischen Jury zu tun. Als Wort des Jahres wurde Antersasc gewählt. Die Erschließung der Antersasc-Alm im Weltnaturerbe Dolomiten hat weit über Ladinien hinaus zu heftigen Kontroversen geführt. Als Unwort des Jahres wurde „piz de pèsc“ (friedliches Eck) ausgewählt. Die Antersasc-Alm wurde in den Medien als „ultim piz de pèsc“ (letztes ruhiges, friedliches Eck) gepriesen, was insofern beschönigend ist, als die Alm die unterschiedlichen um sie kreisenden Interessen bisher gerade nicht befrieden konnte. Als Spruch des Jahres wurde eine Schlagzeile aus der Zeitung „Usc di Ladins“ gewählt. „Plan plan toma la rei“, so wurde dort am 27.11.10 ein Artikel über die Probleme mit dem Internet in Teilen des Gadertales betitelt. Die Schlagzeile ist ein Wortspiel mit dem Weihnachtslied „Plan plan toma la nei“ (Leise rieselt der Schnee) und bedeutet wörtlich: leise fällt das Netz. Die Schlagzeile überlässt subtil dem Leser die Interpretation, die positiv (langsam, aber sicher erreicht das Internet jeden Winkel) oder auch negativ (langsam, aber sicher bricht das Internet zusammen, aufgrund der geschilderten Probleme) sein kann.
Alles rund ums Sparen drehte sich bei der italienischen Jury. Somit wurde „risparmio“ zum Wort und gleichzeitig zum Unwort des Jahres erklärt. In der Tat ist der Begriff des Sparens positiv und negativ gleichermaßen auszulegen. Er hat eine positive Bedeutung, wenn er für eine zukünftige Gesellschaft steht, die auf Qualität und nicht nur auf Quantität setzt. Sparen ist vor allem in Zeiten der Wirtschaftskrise aber auch ein negativ behafteter, verschleiernder Begriff, wenn man an die finanziellen Kürzungen denkt, wie sie in vielen europäischen Ländern vorgenommen wurden. Aufgrund der wenigen Einsendungen wurde kein italienischer Spruch des Jahres gekürt.
Die Veranstalter der Aktion: Sprachstelle im Südtiroler Kulturinstitut, EURAC-Institut für Fachkommunikation und Mehrsprachigkeit,Ladinische Abteilung der Bildungswissenschaftlichen Fakultät der FUB und die Landesbibliotheken Teßmann und Claudia Augusta.
Für weitere Informationen: Andrea Abel, Tel. 0471 055121
Per la sesta volta consecutiva è stato chiesto agli altoatesini di scegliere le parole e le parole mancate per l’anno 2010. I risultati riflettono in maniera significativa ciò che si è particolarmente imposto all’attenzione della popolazione altoatesina nel 2010.
Per la giuria italiana la parola dell'anno è “risparmio”, scelta al contempo come parola e come parola mancata per le diverse interpretazioni che se ne possono dare. La si può infatti considerare portatrice di un significato positivo, se la si collega al concetto di uno sviluppo futuro della società che punti più sulla qualità che sulla quantità: come ha detto l’economista Serge Latouche nell’affollata conferenza tenuta alcuni giorni prima di Natale a Bolzano, è forse finito il tempo della crescita “selvaggia” della finanza, come del consumo sfrenato di beni superflui e di risorse; è arrivato il tempo della “decrescita”, che non significa ritornare all’età della pietra, ma usare in modo consapevole le risorse naturali che abbiamo a disposizione, ripensando i concetti di benessere e qualità della vita all’insegna del risparmio e della sobrietà. La parola “risparmio” assume d’altro canto, in particolare in questo momento di crisi economica, una connotazione negativa, soprattutto se la si associa alle misure finanziarie adottate in questi ultimi tempi. L’imposizione di tagli ai bilanci di molti paesi europei, nonché di sacrifici alle famiglie economicamente più deboli, hanno creato disoccupazione e aumento della povertà. Purtroppo, il numero limitato di proposte non ha permesso di scegliere una frase dell’anno.
“Wir müssen sparen”, cioè “dobbiamo risparmiare”, è la frase che è stata sulla bocca di tutti gli altoatesini nell’anno appena trascorso, contrassegnato da tagli e riduzioni ai bilanci. È lecito chiedersi se chi ha fatto tale dichiarazione, pur utilizzando la forma plurale “noi”, non si riferisse tanto a se stesso quanto agli altri… “Wir müssen sparen” è stata quindi eletta come frase dell’anno dal pubblico di lingua tedesca. La scelta della parola dell’anno è invece caduta su un termine che non desta particolari sorprese: “Wählbarkeit”, cioè “eleggibilità”, concetto definito in modo vago o preso così poco seriamente in Alto Adige da tenere occupati diversi giudici e ostacolare tre consiglieri provinciali. La parola mancata che ha ottenuto il maggior numero di voti è “Erreichbarkeit”, che significa “raggiungibilità”.
Anche la giuria ladina si è trovata a fare i conti con il concetto di “raggiungibilità”: quale parola dell’anno ha scelto infatti “Antersasc”. La realizzazione della strada per la malga Antersasc, ha infiammato gli animi della popolazione ladina. La parola mancata è “piz de pèsc” (angolo di pace). La malga di Antersasc è stata descritta in tutti i media come “ultim piz de pèsc”, ossia l'ultimo rifugio in cui si possa godere di pace e tranquillità. Il termine sembra alquanto inadatto a descrivere il persistente clamore e le forti reazioni suscitate. Come frase dell’anno è stato scelto un titolo del quotidiano “La Usc di Ladins”: “Plan plan toma la rei”. L’articolo pubblicato il 27 nov. 2010 tratta i problemi di connessione a Internet in alcune zone della Val Badia. La frase rappresenta un gioco di parole con la canzone natalizia “Plan plan toma la nei” (piano piano scende la neve) e significa letteralmente “piano piano scende la rete”. Al lettore viene lasciata la possibilità di interpretare questa frase positivamente oppure negativamente.
L’ufficio linguistico del Südtiroler Kulturinstitut, l’Istituto di Comunicazione Specialistica e Plurilinguismo dell’EURAC, la sezione ladina della Facoltà di Scienze della Formazione della LUB e le Biblioteche Provinciali Teßmann e Claudia Augusta ringraziano tutti coloro che hanno preso parte con le proprie proposte a questa iniziativa.
Per maggiori informazioni: Andrea Abel, tel. 0471 055121